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MARGUTTA Stazione Urban

di Francesca Barbi Marinetti

 

Come accade in tante stazioni nel periodo natalizio, anche Stazione Margutta a Natale del 2016 ha accolto ospiti, curiosi e viandanti con un Presepe. Anzi, Margutta Stazione Urban si è trasformata in Presepe urban con l’intervento degli artisti che hanno realizzato per lo spazio espositivo opere dedicate al tema della natività: Beetroot, Gomez, Lucamaleonte, Moby Dick, m.sgarbi, omino71, Solo e Daniele Tozzi.

Con le pareti avvolte da opere con un evidente richiamo all’estetica dello street art, il Margutta si è prestato ad interessanti riflessioni su come l’arte abbia sempre facoltà di trasformare i luoghi. Un concetto su cui gli artisti di strada si confrontano più degli altri, dovendo interagire con spazi pubblici. Sono artisti che più degli altri hanno sviluppato ciò che Wim Wenders individua come “capacità di prestare attenzione al senso dei luoghi per portarvi rispetto”.

Il progetto espositivo, avviato sin dall’inizio in stretta collaborazione con Emergenza Sorrisi, è un progetto di solidarietà finalizzato alla raccolta di fondi per scopi umanitari con la battuta delle opere all’asta al termine della mostra.

In linea con l’urban art, che affianca in un grande contenitore tecniche e tendenze differenti, le suggestioni artistiche qui presenti provengono da stili apparentemente lontani. Dal barocco al materico, dal neo-pop al pop-surrealismo, dall’iper-realismo al lettering.

Il tema del presepe è dunque animato da sensibilità attente al contemporaneo che nel recupero dei soggetti sacri, rivisitati laicamente, affrontano questioni calde del nostro affannoso oggi su cui convergono pensiero, coscienza e senso etico collettivo.

 

Protagonista della notte del 24 dicembre a Betlemme per Gomez è l’attesa. La culla vuota su cui si concentra l’espressione di una giovane palestinese, assorta in un sogno residuo di vita e salvezza. La proprietà focale della luce caravaggesca risalta in un contesto saturo di povertà e una resa pittorica su tonalità di grigi. La mano sovradimensionata di un “Giuseppe” tagliato fuori dalla scena, appoggiata sulla spalla di Maria, non sembra essere percepita come un ponte percorribile tra desiderio e realtà. L’attesa di un salvatore al di sopra delle parti e di ogni logica, pertanto divino, è disperata e assoluta. La tecnica pittorica tocca il pathos con la spontaneità intuitiva di un segno fluido, asciutto ed essenziale.

 

A contrasto la natività di Solo, per il quale i protagonisti sono supereroi. Una provocazione conforme alla sua poetica urban. Supereroi che possono condurre alla salvezza, purché umanizzati. Come a dire che non basta essere dotati di poteri straordinari per rappresentare un modello salvifico di riferimento, occorre piuttosto l’audacia dell’attraversare le avversità della vita, del confronto-scontro con l’insormontabile difficoltà del quotidiano. Solo compensa l’assenza di certezze e dei valori positivi ripescando nell’immaginario fantastico dei fumetti per materializzarli sui muri della città, o nei suoi lavori indoor, in condivisione con gli altri.

 

Il presepe diventa surreale e metafisico nell’opera di m.sgarbi. Un quadro forte, se si considera il luogo per cui è stato creato, il cuore romano della cultura vegetariana. Vi è raffigurata simbolicamente la storia millenaria di Roma che in quanto capitale del cristianesimo festeggia la nascita di Gesù. Ciò che appare come pezzi di carne sono i san-pietrini, pietre capitoline sulle quali si erge la città, che rappresentano il corpus romae di carne viva e trafitta, rinviando all’immaginario del supplizio di Cristo e dei molti che qui si sono immolati. Nella gioia della natività è già sottesa la sorte di millenarie sofferenze e il caro prezzo di cui questo suolo ne è viva testimonianza.

 

La sofferenza e il disagio non tocca solo la gente ma l’ambiente e tutte le creature che lo popolano. Condividono uno stesso collo l’asino e il bue di Lucamaleonte, teste unite affacciate nel presepe. La tecnica dello specchiamento di due immagini, che a partire da una stessa base si sviluppano verso l’esterno, proviene dall’attrazione fatale dell’artista per i bestiari medievali e la perfezione del mondo naturale, con la reiterazione dell’uguale in infinite e minuscole variazioni. Dalle campionature dei cataloghi di botanica e biologia Lucamaleonte sviluppa disegni ispirati all’immaginario medievale con tecnica stencil a più livelli che gli permette differenti sfumature di colore che per lui è prevalentemente il grigio. Considerando la costrizione in cui vengono cresciuti gli animali negli allevamenti c’è da domandarsi se quest’opera non denunci la penuria di spazio e di libertà, tanto da costringere i poveri animali a diventare coinquilini di uno stesso corpo, mostruosità geneticamente modificate.

 

L’animale ha forza simbolica potente sin dall’antichità e potentissima nella moderna cultura psicanalitica. Sono i grandi animali degli abissi, soprattutto cetacei, a popolare l’universo artistico di Moby Dick. Profondità nascoste che vegliano sugli affanni e sui misfatti umani. La donna piovra dai molteplici occhi scruta ogni cosa con sguardi diversi, tra cui quello indifferente di Dio. Percorrono il perimetro da spalla a spalla greggi di pecore ignare del precipizio che le attende. Una denuncia registrata in numeri dal grande occhio di calamaro posto al centro del petto in riferimento ai lager-mattatoi. Alle spalle di questa figura mitologica una grande balena, che rappresenta madre natura, osserva impotente dagli abissi.

 

Lo stile e la tecnica materica di Beetroot ben si presta a rappresentare la congestione emotiva di curiosità e stupore dei personaggi più umili del presepe al cospetto di Gesù bambino. Il dittico è una messa in scena d’impronta classica resa particolare dall’effetto ottenuto con la lavorazione con il trapano su stucchi e arilici che invita, oltre al percorso visivo, ad intraprendere una conoscenza tattile dell’opera. Il coinvolgimento del pubblico per l’artista è parte della sua poetica urban (basti pensare al suo progetto Picture Crossing attraverso cui fa girare liberamente opere realizzate per essere lasciate al loro destino). Alzati gli occhi nello scoprire un mondo di colore e d’arte nei quartieri cittadini lo step successivo è l’appropriazione di quanto registrato, attraverso il con-tatto e la condivisione.

 

I Magi giungono con leggerezza ed eleganza per Daniele Tozzi, in punta d’ali come corpi sul vento. Sono tre uccelli migratori realizzati con il lettering prendendo in prestito parole contenute nelle lettere dei migranti ai loro cari. Lettere mai giunte perché spedite da persone destinate a trovare la morte in mare mentre cercavano la salvezza. La sabbia rappresenta la traversata desertica della prima parte del loro cammino e la cometa, che indica la speranza, è blu come l’Europa che come un miraggio li spinge a procedere.

 

Non vi è Natale né presepe senza musica. Un coro di angeli hiphop potrebbe funzionare. Se le opere dovessero cantare offrirei la ribalta alla coppia degli angeli di omino71, magari con una guerrilla rap tra le mascherine dei superoi e le smorfie tag sulle gote d’angelo che fanno il verso a Fiorucci. Ironia e comunicazione viaggiano per omino71 sul filo del neopop sia per la scelta dei soggetti che per lo stile che predilige il tratto netto e libero dei pennarelli e le campiture di colori saturi.

 

Queste opere, insieme ad altre offerte dagli artisti a favore di Emergenza Sorrisi, verranno battute all’asta il martedì 19 settembre alle ore 18 presso lo spazio espositivo condiviso da D.d’Arte e la casa d’aste Bolli & Romiti, insieme ad altri operatori di settore, presso l’Associazione Plus Arte Puls a viale Mazzini 1 Roma. Parte del ricavato sarà devoluto a Emergenza Sorrisi.